Dopo tre trimestri in contrazione, le attese delle imprese piemontesi tornano in campo positivo. Ciò avviene nonostante uno scenario di grande incertezza globale, aumentata dall’entrata in vigore dei dazi da parte degli Stati Uniti il 2 aprile e ritirati parzialmente una settimana dopo. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a marzo dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino tra un campione circa 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.
Focalizzandosi su Torino, per il secondo trimestre 2025, il 22,2% delle aziende torinesi prevede un aumento della produzione, contro il 17,6% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +4,5%, migliora rispetto a quello del I trimestre (+0,3%). Nella manifattura il saldo ottimisti/pessimisti è negativo (-1,8%), a causa dell’aggravarsi della crisi del comparto automotive e dell’aumento dell’incertezza per il futuro del settore. Per gli ordinativi, il saldo è del +1,6%, in miglioramento di 3,7 punti rispetto alla scorsa rilevazione. Positive le attese sull’occupazione, che registrano un bilancio pari a +4,3%. Buona la propensione a investire in nuovi impianti, con il 23% di imprese con programmi di spesa significativi. Si assesta il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’11,1% delle imprese (il 16,9% nell’industria). Cala leggermente il tasso di utilizzo di impianti e risorse (76%), che rimane sui valori medi di lungo periodo. Nel capoluogo si registrano attese negative per le esportazioni (-4,7% il saldo ottimisti/pessimisti).
“Le previsioni di quest’indagine sono in linea con analoghi indici PMI (Purchasing Managers’ Index) nazionali e quelli di Confindustria. Nuovamente si conferma la qualità delle nostre imprese e delle nostre filiere. Il quadro, per fortuna non irreversibile, che però è emerso nelle ultime due settimane richiede un’analisi più accurata, che affonda nei rischi cui si sta esponendo l’intero sistema economico occidentale. L’atlantismo deve rimanere la base del fare impresa per l’Italia, certamente esistono mercati alternativi da esplorare e in cui integrare il nostro export, ma non possiamo prescindere dagli Stati Uniti. L’Europa è quindi centrale e dovremo definire politiche economiche efficienti e rapide a sostegno della manifattura, partendo dai costi dell’energia e della burocrazia e a sostegno degli investimenti privati, base per investimenti strategici e rilancio industriale” commenta Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino.
In allegato il comunicato completo e il materiale diffuso in conferenza stampa.
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